Novembre: mese della prevenzione dei tumori maschili

Novembre è infatti il mese dedicato alla salute al maschile, non solo per la prevenzione dei tumori alla prostata (la prima causa di morte nell’uomo) ma anche per la prevenzione dei suicidi e per prendersi cura anche della salute mentale.
MOVEMBER nasce dalla crasi della parola “moustache” (baffi) e November (novembre in inglese), questo perchè gli uomini sarebbero tenuti a farsi crescere i baffi per tutto il mese.

Il più diffuso tra le patologie maschili è senza dubbio il tumore della prostata, con un’incidenza di oltre 40.000 nuovi casi nel 2022 in Italia.
Nell’ultimo decennio, il tumore alla prostata è divenuto il più frequente nella popolazione maschile dei paesi occidentali. Alla base di questo fenomeno, più che la presenza di fattori di rischio, c’è la maggiore probabilità di diagnosticare tale malattia attraverso uno screening precoce attraverso:

  • il dosaggio del PSA,
  • l’esame digitorettale,
  • l’ecografia prostatica,
  • la biopsia sotto guida ecografica.

Nella fase iniziale il carcinoma della prostata è in genere asintomatico, ma con il progredire della malattia loco-regionale compaiono alcuni sintomi come la diminuzione della potenza del getto urinario, l’ematuria, la disuria e il dolore perineale.
La prostatectomia è l'intervento chirurgico eseguito per il trattamento del cancro alla prostata ed è oggi considerata la forma di trattamento più efficace per il cancro alla prostata localizzato.

La chirurgia prevede l’asportazione della ghiandola prostatica, posta sotto la vescica e anteriormente al retto. Si rende necessaria anche una linfoadenectomia dei linfonodi pelvici, cioè un’asportazione più o meno ampia di quei linfonodi che drenano la zona perineale. Possono essere necessarie anche altre terapie come la radioterapia, chemioterapia e ormonoterapia a seconda della valutazione dello stadio della patologia.

Gli esiti di una prostatectomia sono spesso poco conosciuti e descritti; è facile incorrere in un’incontinenza urinaria transitoria e una difficoltà di erezione come esiti principali dell’intervento. A seguito dell’asportazione dei linfonodi e/o della radioterapia si può manifestare un linfedema secondario di arti inferiori e del pube.
Sono problematiche queste da non sottovalutare e che incidono fortemente sulla qualità di vita dopo l’intervento; pertanto è importante rivolgersi a fisioterapisti specializzati nel trattamento del pavimento pelvico maschile e del linfedema.

Esistono anche i tumori del testicolo che rappresenta circa il 10% dei tumori del tratto uro-genitale maschile e colpiscono giovani uomini tra i 15 e i 45 anni; e i tumori del pene, molto rari (circa 500 in un anno in Italia) tipici di uomini anziani e HPV correlati.
Queste patologie sono tumori molto più rari rispetto a quello prostatico ma con un’impatto importante sia dal punto di vista clinico che psicologico; necessitano anche loro di fisioterapia specifica per gli esiti degli interventi.

Come interviene il Fisioterapista?

L'incontinenza urinaria dopo prostatectomia radicale può avere durata e intensità variabili, poiché la sua comparsa è direttamente correlata al grado di lesione che si è verificata nello sfintere distale durante l'intervento. È per questo motivo che alcuni pazienti che hanno subito un intervento chirurgico non sviluppano il problema, mentre altri sviluppano una grave perdita di urina.
Il trattamento principale è conservativo, consiste nella riabilitazione del pavimento pelvico e in modifiche dello stile di vita.
La Fisioterapia per il pavimento pelvico maschile, in questo caso, lavora sul perineo maschile, su un gruppo muscolare situato tra la base del pene e l'ano. L'allenamento di questi muscoli mira a migliorare la forza muscolare e la resistenza nella regione, favorendo così la chiusura dell'uretra.
La riabilitazione del pavimento pelvico è il trattamento conservativo più consigliato e accreditato secondo la letteratura scientifica.